Si è spento Gianfranco Riccelli, ufficiale gentiluomo

di Titty Marzano per The Dailycases

Animo sensibile, attento e delicato osservatore e narratore di fragilità, musicista pregevole, ci ha lasciati oggi.

Quando si parla di musica e buone sonorità della Calabria, di musica popolare in vernacolo e di ottimi testi di cantautorato italiano non si può fare a meno di parlare di Gianfranco Riccelli e degli Arangara.

Colonnello dei Carabinieri con la passione per la musica fonda gli Arangara con i quali ci regala sonorità e versi “mediterranei”:  “Arangara” 2008, “Terra di mari” 2010.

Proprio nel 2010 la svolta con l’avvicinamento in sonorità e testi al cantautorato bolognese.  Nasce “Grazia in punta di piedi ”, un album di dieci canzoni in lingua italiana, una bellissima sfida con musiche composte dai componenti del gruppo e testi scritti da Riccelli con collaborazioni importanti:  Lolli,  Bassignano e l’emergente  Manfredi. Lucio Dalla se ne innamora e decide di produrlo ma la sua improvvisa dipartita gli impedisce di farlo.

Su “La Stampa” il 29 maggio 2013, Guccini annunciava che non avrebbe cantato più, ma avrebbe continuato a scrivere per altre voci. “.. . adesso sto scrivendo Il dizionario delle cose perdute. ”  e dichiarava “Però ho prodotto un gruppo, il cui leader Gianfranco Riccelli è un colonnello dei carabinieri di stanza a Bologna. Nell’album ci sono testi di Lolli, Manfredi e Giancarlo Lucarelli. Si chiamano Arangara e il disco esce con la nostra etichetta Via Paolo Fabbri 43. Curioso e interessante”

«Grazia in punta di piedi» è una sorta di Spoon River all’ italiana, fatta di personaggi che raccontano vite, in cui le  esecuzioni dal vivo vengono magistralmente rivedute per le esigenze di registrazione sui supporti digitali. La sonorità primaria realizza, grazie a strumenti come tamburi a cornice, flauti di canna, zampogna e chitarra battente, un’impronta netta della cultura calabra che viene contaminata da mediterranee sonorità secondarie (bouzouki, e clarino) . La voce di Gianfranco Riccelli ci narra, portandoci in tempi e luoghi differenti, e commuove.

Pubblica successivamente “Indietro non ci torno” 2016 e “Andrea e la montagna” 2018, con suoi testi e la collaborazione di Claudio Lolli, Pierangelo Bertoli, Carlo Lucarelli, Ernesto Bassignano, Gianfranco Manfredi, Flaco Biondini e Stefano Benni. Musiche e testi che registrano consensi e numerosi premi, fra i quali segnaliamo il Premio Demo Rai 2010, come miglior gruppo etno/autorale sulla scena musicale italiana, e il Premio Mia Martini 2018.

In Dicembre 2019, il nuovo album “Noi ci saremo ancora” in cui Riccelli musica nove poesie del poeta catanzarese Felice Foresta. “Felice Foresta ha scritto quello che io avrei voluto scrivere” confessa Gianfranco Riccelli al numerosissimo pubblico del Teatro Comunale di Catanzaro, presentando lo spettacolo Noi ci saremo ancora.

Fin qui il professionista… Da qui l’uomo, che la sera successiva al grande spettacolo nel meraviglioso teatro, insieme agli stessi musicisti Febo Nuzzarello e  Gioacchino Miriello, correva a mangiare un panino insieme ai ragazzi stranieri ed ai disabili de “L’isola che non c’è” ai quali offriva lo stesso spettacolo, e ciò era accaduto già tante volte. Ci si metteva in gioco con quei ragazzi ai quali aveva donato un brano per il loro musical. E loro lo amavano ed amano ancora.

Disse in un’intervista non molto tempo fa  “Io vissi un tempo in un paese molto povero…Ragazzi che non avevano niente altro che i giocattoli della natura: le forme che scoprivano nelle piante, nei fiori, nei frutti… I nostri tesori erano chiodi, bottoni, ciottoli del fiume, palline di vetro…. Dopo, fra quante cose ebbi mai, niente fu tanto mio. Se dovunque l’infanzia e l’adolescenza sono la primavera del mondo, in paesi come questi formano la stagione incantata. Qui i ragazzi percorrono gloriosamente le feste e le stagioni. Un campo arato da poco, i germogli di grano accarezzati dal vento, l’ombra delle grandi querce, le siepi di more, gli ulivi, i fichi d’india, gli aranceti, il canto delle cicale, il suono del mare, le lucciole nella notte quieta, le masserie, le povere case e le persone del borgo. Tutto sentivo che mi apparteneva e che era dentro di me”.

Semplice, disponibile, solare, pronto a partire per nuove sfide, non si sarebbe mai tirato indietro davanti a nessun ostacolo. Ha portato con sé, anche nelle sue missioni, la sua grande umanità. Prodigo di doni ai bisognosi, di carezze e protezione ai fragili, ha trasferito spesso nei suoi testi l’omaggio alle persone che resistono alle avversità.

Carlo Lucarelli ebbe a dire “So che, da ora in poi, lei sarà quella musica e l’avrò in mente tutte le volte che la penserò o la sentirò parlare. E so che mi mancherebbe, se non potessi sentirla più”.

A noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo resta questo impegno, il suo splendido universo da narrare e da cantare perché possa non mancare, non mancarci.